Schede tecniche di teleriscaldamento
La rete di tubazioni e le sottocentrali d’utenza
I fluidi usati per il teleriscaldamento possono essere di vari tipi:
acqua calda, acqua surriscaldata, vapore o olii diatermici; e il sistema
di distribuzione può essere diretto (un sistema idraulico collega la
centrale di produzione alle unità di riscaldamento come termosifoni
o radiatori) o indiretto, in questo caso sono presenti due diversi circuiti
messi in contatto tra loro da uno scambiatore di calore installato presso
l’utente finale. Quest’ultimo sistema è il più usato in Italia perché,
benché comporti spese di realizzazione maggiori, consente di usare acqua
calda (non surriscaldata), evitando così l’utilizzo di componenti che
debbano sopportare pressioni e dilatazioni troppo elevate, semplifica
la manutenzione e l’individuazione di perdite e guasti lungo la rete.
Il diametro dei tubi, fattore che aumentando fa lievitare il costo della
rete, è determinato anche dalla portata di fluido termovettore.
Questa
variabile è determinata dal rapporto fra la potenza termica che occorre
fornire alle utenze ed il prodotto del calore specifico del fluido per
la differenza di temperatura mandata-ritorno. I tubi sono preisolati
per evitare dispersioni di calore. Le tubazioni possono essere in acciaio,
ghisa, vetroresina o materiale plastico, coibentate con lana di roccia
o di vetro o schiuma di poliuretano espanso, ed esternamente sono protette
con una guaina bituminata o con resine termoindurenti. Attualmente le
più utilizzate sono le tubazioni pre-coibentate, specifiche per reti
di teleriscaldamento, con un sistema integrato di localizzazione delle
perdite. La posa delle tubazioni
può essere realizzata in cunicolo, in guaina, direttamente nel terreno
o fuori terra. Quest’ultima metodologia è adottata solo per situazioni
particolari come attraversamenti di ferrovie o canali. La posa delle
tubazioni avviene mediante scavi effettuati a cielo aperto, ma in casi
in cui non si può compromettere il piano di calpestio si può realizzare
a foro cieco. Corrosione, dilatazioni termiche e perdite sono fattori
da considerare attentamente durante la posa delle tubazioni per la rete
di teleriscaldamento. La rete può essere configurata a forma di pettine,
ad anello o ad anelli multipli. Per sistemi di teleriscaldamento di
limitate dimensioni, e che si ampliano gradualmente, la prima forma
è la più conveniente e la più facile da espandere in nuove aree. L’acqua
calda (80-90° C) arriva quindi alla sottocentrale d’utenza, costituita
dallo scambiatore di calore, che separa il circuito della rete di teleriscaldamento
(primario) da quello dell’utenza. Si trovano poi una valvola di regolazione,
un regolatore elettronico della temperatura di mandata ed un contatore
di calore per contabilizzare l’energia ceduta all’impianto. Si trovano
in commercio sottocentrali, anche prefabbricate in officina, per qualsiasi
esigenza: uso industriale, monofamiliare, per il solo riscaldamento
e per la produzione di acqua calda sanitaria. Le funzioni della sottocentrale
presso ciascuna utenza sono quelle di: fornire il calore per riscaldare
gli ambienti, produrre acqua calda per usi igienico sanitari e separare
fisicamente il circuito di rete dai circuiti interni degli utenti. Le
sottocentrali per le utenze civili sono dotate di meccanismi che ne
regolano il funzionamento nei mesi invernali (acqua calda sanitaria
e riscaldamento) e nei mesi estivi (produzione di sola acqua calda sanitaria).
Combustibili che alimentano le centrali di teleriscaldamento
(dati aggiornati al 2003)
Ogni tipo di combustibile è adatto per alimentare una centrale a cogenerazione,
ed è possibile utilizzare anche i recuperi energetici provenienti da
altri processi industriali. La scelta della fonte energetica dipende
quindi dal suo costo, dalla sua disponibilità sul territorio e dal suo
impatto ambientale.
Carbone
Presenta notevoli problematiche a livello ambientale, viste le alte
emissioni di CO2 in fase di combustione, ma nonostante questo è ancora
oggi molto usato, poiché il suo prezzo sul mercato internazionale è
stabile. E’ utilizzato principalmente in Danimarca, Germania e Finlandia;
in Italia il 12% dell’energia prodotta nelle centrali di teleriscaldamento
proviene dal carbone.
Prodotti petroliferi
L’olio combustibile è il più usato tra i prodotti petroliferi in Italia.
Gas naturale
E’ il combustibile fossile che garantisce i maggiori vantaggi, in termini
di approvvigionamento, di impatto ambientale, e di accettabilità sociale.
E’ infatti il combustibile più utilizzato nei sistemi di teleriscaldamento
in Italia, con una percentuale del 59% .
Combustibile derivato da rifiuti solidi urbani
Presenta diverse problematiche: dalla gestione dei rifiuti e delle discariche,
alla sua scarsa accettabilità da parte della popolazione, che lo considera
un combustibile ad alto rischio ambientale. Tuttavia un corretto sviluppo
tecnologico ed un’attenta gestione sono in grado di fornire adeguate
garanzie di sicurezza ambientale nell’utilizzo di questo combustibile.
I rifiuti urbani rappresentano in Italia il combustibile più utilizzato
dopo il gas naturale, con una quota pari al 20% sull’energia totale
utilizzata.
Calore prodotto come scarto dai processi industriali
Il calore, frutto delle lavorazioni industriali, può essere utilizzato
per alimentare centrali di cogenerazione, tenendo conto però di fattori
quali la distanza dagli impianti industriali e tempi di produzione;
se spesso questa risorsa non è sufficiente per alimentare una grande
centrale di teleriscaldamento e cogenerazione, può essere utilizzata
per centrali di integrazione.
Biomassa
Fusti, ramaglie forestali, residui o prodotti agricoli, e residui legnosi
non trattati da lavorazioni agricole o industriali. Spesso, visti gli
alti costi di raccolta di questi scarti, questo tipo di combustibile
non è conveniente. Infatti la biomassa ha trovato uso in impianti di
teleriscaldamento posti in zone montane, Alto Adige (Val Pusteria) e
Piemonte (Biella), dove la biomassa sul territorio è più elevata (scarti
di segherie e resti della pulitura dei boschi). In Italia la biomassa
ha una percentuale del 2% sul totale dell’energia primaria immessa nei
sistemi di teleriscaldamento.
Geotermia
Costituisce solo l’1% in Italia (nonostante la natura vulcanica del
paese) e presenta alcuni problemi, legati soprattutto alla distanza
tra la fonte e la zona d’utilizzo.
Le diverse tipologie di cogenerazione nelle centrali di teleriscaldamento
Un impianto di teleriscaldamento può essere definito semplice o complesso
a seconda del tipo di centrale da cui è alimentato. Nel primo caso si
ha una centrale, spesso utilizzata solo in fase di avviamento della
rete, che produce solo calore che viene trasportato dal fluido termovettore,
mentre nel secondo caso si ha una centrale di teleriscaldamento a cogenerazione,
che abbina alla produzione di calore la generazione di energia elettrica.
Di seguito si analizzano le tecnologie di cogenerazione più utilizzate
per il teleriscaldamento.